Le novità sulla Bozza di Legge di Bilancio 2020: in previsione il taglio del cuneo fiscale

I tecnici del ministero dell’Economia, insieme a quelli del lavoro, hanno vagliato l’ipotesi di rimodulare gli “80 euro” introdotti dal governo Renzi che diventerebbero detrazioni fiscali da estendere ai lavoratori con reddito annuo fino a 35mila euro.

Gli esperti avrebbero acceso un faro un po’ più intenso per disegnare, nella manovra di bilancio 2020, l’operazione di riduzione del cuneo fiscale a esclusivo vantaggio dei lavoratori, annunciata dalla NaDef, dove l’esecutivo ha indicato un impegno aggiuntivo di 0,15 punti percentuali di Pil (2,5 miliardi) nel 2020, destinati a salire, l’anno successivo, a 0,3 punti di Pil, pari, cioè, a 5,5 miliardi.

Un’altra ipotesi alternativa è in fase di studio, ovvero la riduzione del costo del lavoro. Quest’ultima consiste nel fermarsi ai 26mila euro di reddito annuo, ma far rientrare nuovamente nella partita anche gli incapienti, ovvero coloro che sono all’oggi esclusi dal bonus Renzi, poiché dichiarano un reddito inferiore a 8mila euro l’anno (stimate 4 milioni di persone, cui in parte guarda anche il reddito di cittadinanza, già operativo, con l’erogazione dei primi assegni, dal mese di aprile).

Da diversi giorni il confronto tecnico, all’interno del governo, sta andando avanti e proseguirà anche in futuro. Potrebbe aprirsi un nuovo dialogo con i sindacati, che fanno pressioni per portare a casa l’operazione di irrobustimento delle buste paga per i lavoratori con i redditi medio-bassi, ma che insistono nel chiedere più risorse per rendere effettivamente tangibile l’incremento salariale.

Si arriverebbe ad un ampliamento della platea di lavoratori coinvolti di circa 4,5 milioni di unità, se l’ipotesi di allargare il vantaggio fiscale, anche ai redditi fino a 35mila euro (rispetto alla soglia, finora individuata, dei 26.600 euro), si concretizzasse.

Scatterebbe, a luglio del prossimo anno, l’operazione, con un meccanismo “a decalage” (chi ha redditi, ad esempio, di 20mila prenderebbe una certa cifra, chi ne prende 35mila una più bassa – in media, nel 2020, secondo i primi calcoli, il beneficio dovrebbe attestarsi intorno ai 500 euro annui, per poi raddoppiare – a mille euro – l’anno successivo viste le maggiori risorse a disposizione).

Un’altra ipotesi allo studio, più tecnicamente complessa, è di includere anche gli incapienti. In questo caso, sempre a parere dei tecnici, la detrazione potrebbe agire sotto forma di credito da incassare in sede di dichiarazione dei redditi o di conguaglio annuale da parte del sostituto d’imposta.

Bisogna sottolineare che oggi una parte degli incapienti, che ne hanno i requisiti, percepiscono l’assegno di reddito di cittadinanza; si tratta di soggetti in attesa di essere inseriti nel mercato del lavoro.

Con l’aggiunta del nuovo credito d’imposta – senza interventi sul Rdc – alcune persone potrebbero ricevere un sussidio più elevato, ad esempio, di altre che lavorano, ma hanno redditi bassi, di poco superiori agli 8-10mila euro.

Di qui la preferenza, da parte dei tecnici del ministero dell’Economia, dell’ipotesi di estensione delle detrazioni fino a 35mila euro di reddito.

Dal governo confermano che questa opzione è effettivamente sul tavolo, ma c’è un’apertura alle proposte sindacali su come realizzare il taglio al cuneo.

Sempre in funzione di aumentare le retribuzioni dei lavoratori, è allo studio anche l’ipotesi di detassare dal 2020 gli aumenti salariali dei rinnovi dei contratti collettivi nazionali attraverso l’introduzione di una cedolare secca al 10%.
La misura avrebbe l’obiettivo di amplificare l’effetto sulle buste paga.

Il testo del Decreto Fiscale 2020 è stato approvato il 15 ottobre 2019 dal Consiglio dei Ministri “salvo intese”, quindi per ora restano ipotesi al vaglio del governo, che verranno discusse ed eventualmente approvate nella Legge di Bilancio per il 2020, che verranno definite entro fine anno.

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